Cheratosi attinica ipertrofica
Cheratosi attinica ipertrofica

Cos’è la cheratosi attinica ipertrofica?

La cheratosi attinica ipertrofica è un sottotipo di cheratosi attinico piatto, simile ad una macchia, o coperto di croste e scaglie. Se non trattata, la cheratosi attinica può evolvere in un cancro cutaneo.

INDICE:

 


La cheratosi attinica ipertrofica è uno dei sette sottotipi in cui questa lesione della pelle è classificata. La cheratosi attinica è un cancro in situ, ovvero una forma ancora iniziale di carcinoma a cellule squamose (SCC), una neoplasia maligna della pelle che fa parte dei tumori non melanoma. Dal momento che la cheratosi attinica può presentarsi in modi diversi, la sua classificazione si basa su come appare al microscopio un campione di tessuto prelevato tramite biopsia. Scopri tutto nell’articolo.

 

Cosa significa cheratosi attinica ipertrofica?

La cheratosi attinica ipertrofica è uno dei sette sottotipi di cheratosi attinica secondo la classificazione istopatologica dei tessuti visti al microscopio. Cosa significa? La prima cosa da sapere è che la cheratosi attinica è una lesione tumorale circoscritta e superficiale, che si sviluppa dai cheratinociti, le cellule più numerose della pelle. Un cheratinocita sano produce cheratina, la proteina che serve a rendere robusta l’epidermide. Tanti cheratinociti sani formano uno strato omogeneo e liscio. Un cheratinocita danneggiato si comporta invece in modo anomalo, sviluppandosi in modo incontrollato e non svolgendo più la sua funzione biologica di pertinenza.

 

Nella cheratosi attinica abbiamo già una mutazione dei cheratinociti, che si manifesta visivamente con la comparsa di escrescenze o macchie più o meno ruvide e sporgenti, singole o raggruppate. Il tipo ipertrofico viene anche denominato come iperplastico o verrucoso, ad intendere la tendenza all’ispessimento di questo tipo di cheratosi.

 

In genere questo tipo di informazione ha importanza solo per i medici, perché permette di differenziare la diagnosi e capire a che stadio è la lesione. Ma ciò che è importante sapere è che qualunque forma di cheratosi attinica, a qualunque stadio, è suscettibile di evoluzione verso il carcinoma a cellule squamose, un tipo di cancro in grado di diffondersi nei tessuti circostanti e dare metastasi a distanza.

 

Cheratosi attinica ipertrofica: come si riconosce?

Non è possibile riconoscere una cheratosi attinica ipertrofica dalla sola osservazione. Il dermatologo è senza dubbio in grado di ricavare più informazioni sulla tipologia di cheratosi attinica usando il dermatoscopio, uno strumento che ingrandisce la parte di pelle da esaminare. All’aspetto, infatti, le lesioni da cheratosi attinica sono spesso molto diverse tra di loro, con gradi di ispessimento e di alterazione diversi, ma non riconducibili alla classificazione istologica.

 

Quando vi è il sospetto di una cheratosi attinica, e la diagnosi risulta dubbia, il dermatologo procede ad una biopsia, ovvero al prelievo di un frammento di pelle per l’esame istologico. In questo modo, osservando le cellule al microscopio, è possibile collocarle all’interno delle sette principali sottocategorie di cheratosi attinica sulla base della morfologia e delle dimensioni, ovvero:

  • cheratosi attinica ipertrofica, anche detta iperplastica o verrucosa;
  • cheratosi attinica atrofica;
  • cheratosi attinica bowenoide;
  • cheratosi attinica acantolitica;
  • cheratosi attinica lichenoide;
  • cheratosi attinica epidermolitica;
  • cheratosi attinica pigmentata;
  • cheratosi attinica acantoma a grandi cellule.

 

Attenzione: una singola lesione può avere le caratteristiche di più sottocategorie di cheratosi attinica, sempre visibili esclusivamente al microscopio. Se, però, parliamo di sintomi che ci permettono di riconoscere una lesione da cheratosi attinica da altre anomalie della pelle di diversa natura, ciò che si può osservare ad occhio nudo e che deve costituire segnale di allarme è:

  • qualunque macchia, papula, escrescenza o crosticina anomala che compaia in zone della pelle esposte alla luce del sole come: viso, cuoio capelluto, collo, spalle, mani e braccia;
  • qualunque discromia cutanea in cui la cute appaia scolorita, eritematosa o scurita rispetto al resto della pelle nei punti fotoesposti;
  • qualunque nuova macchiolina in cui la pelle appaia piatta al tatto o sporgente, con una superficie ruvida, callosa, crostosa o arrossata e facile al sanguinamento nelle zone del corpo fotoesposte.

 

Riguardo l’ultimo punto, esiste un’ulteriore classificazione della cheratosi attinica che si basa sul grado di ispessimento:

  • cheratosi attinica di I grado: la lesione si sente solo alla palpazione, perché la superficie cutanea ha una texture diversa dal resto della pelle;
  • cheratosi attinica di II grado: la lesione anche alla vista appare lievemente ispessita e quindi sporgente rispetto al resto della pelle;
  • cheratosi attinica di III grado: la lesione appare spiccatamente ispessita, indurita e callosa.

 

Anche al primo grado, una lesione di cheratosi attinica ha la stessa probabilità di trasformarsi in un carcinoma a cellule squamose. Da sapere: quando la lesione appare sintomatica, ovvero causa dolore, prurito o sanguina facilmente al minimo trauma, il rischio che stia degenerando verso il carcinoma a cellule squamose è più alto.

 

Cura e prevenzione della cheratosi attinica ipertrofica

La cura della cheratosi attinica ipertrofica punta da un lato ad eliminare fisicamente la lesione, dall’altro a prevenire la formazione di altre cheratosi attiniche. Per trattare una singola lesione da cheratosi attinica si possono usare diverse tecniche, tra cui:

  • crioterapia, che “brucia” la lesione usando il freddo, in particolare l’azoto liquido. Si tratta di un trattamento indicato soprattutto per cheratosi attiniche piccole e isolate;
  • curettage, asportazione chirurgica della lesione con uno strumento affilato a forma di cucchiaio. Questa tecnica si usa per lesioni ispessite o indurite, oppure per effettuare la biopsia;
  • escissione chirurgica per cheratosi attiniche più profonde che stiano già evolvendo verso il carcinoma a cellule squamose.

 

Spesso le cheratosi attiniche, anche nella forma ipertrofica, si trovano raggruppate in una sede cutanea. In questo caso, quando le lesioni sono numerose e la pelle appare danneggiata in più punti vicini, si parla di campo di cancerizzazione. Si tratta di porzioni di pelle a rischio sia di cheratosi attinica che di carcinoma a cellule squamose, e per questo si preferisce agire con trattamenti specifici su tutta la zona, non solo dove già compaiono le lesioni da cheratosi attinica.

 

Per ottenere questo risultato le cure disponibili sono diverse:

  • laser e dermoabrasione, che esfoliano la pelle danneggiata e ne stimolano il rinnovamento;
  • peeling chimico, ugualmente utile a rimuovere gli strati di pelle danneggiata, soprattutto in zone delicate come il viso;
  • terapia topica farmacologica basata su diversi principi attivi. L’applicazione del farmaco in crema è semplice e si può effettuare comodamente a casa seguendo attentamente le istruzioni mediche e imparando ad osservare le proprie reazioni alla cura nel tempo. Approfondiamo il meccanismo di funzionamento di questi farmaci con l’aiuto della Prof.ssa Carmen Cantisani, dermatologa presso il Policlinico Umberto I dell’Università La Sapienza di Roma.

Dopo aver trattato il campo di cancerizzazione, il modo migliore per curare qualunque forma di cheratosi attinica è prevenirne la formazione. Dal momento che all’origine della mutazione cancerosa dei cheratinociti vi è un danno profondo causato da anni di esposizione cumulativa ai raggi UV del sole, la prima strategia è quella di evitare questo tipo di comportamento. Anche nei casi in cui la professione svolta comporti la necessità di stare all’aperto tutti i giorni nelle ore in cui il sole “picchia” di più, è sempre possibile proteggere la pelle con le creme solari adeguate al proprio fototipo e con un abbigliamento coprente.

Prof.ssa Carmen Cantisani Dermatologa

Contenuto realizzato dalla Redazione di Derma-Point. Nei video, il contributo della Prof.ssa Carmen Cantisani, Dermatologa, Policlinico Umberto I Università La Sapienza Roma.

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Fonti:

  • Reinehr CPH, Bakos RM. Actinic keratoses: review of clinical, dermoscopic, and therapeutic aspects. An Bras Dermatol. 2019 Nov-Dec;94(6):637-657. doi: 10.1016/j.abd.2019.10.004. Epub 2019 Nov 6. PMID: 31789244; PMCID: PMC6939186.
  • https://www.pacinimedicina.it/wp-content/uploads/SIDEMAST.pdf
  • Marques E, Chen TM. Actinic Keratosis. [Updated 2023 Aug 17]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2023 Jan-. Available from: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK557401/
  • MedScape Actinic Keratosis Pathology

Immagini tratte dalla libreria online DermNet New Zealand Trust (DermNet) https://dermnetnz.org/image-library

ATTENZIONE: le informazioni e i consigli che ti proponiamo sono generali, e come tali vanno considerati, non possono essere utilizzati a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.